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Aus der Zeitschriftforumpoenale 2/2023 | S. 81–81Es folgt Seite №81

Una causa di giustificazione extralegale senza giustificazione

Care lettrici, cari lettori,

secondo uno studio dell’Università di Friburgo su mandato della fondazione Protezione dell’infanzia Svizzera la violenza fisica e psicologica in molte famiglie continua a far parte della vita quotidiana. Quasi il 40% dei genitori ha già usato punizioni corporali nei confronti del figlio. Quasi un genitore su sei ricorre inoltre regolarmente alla violenza psicologica. L’uso della violenza nell’educazione dei figli può avere effetti devastanti sia sul piano fisico che psichico (v. anche Eveline Geiser, Wenn Eltern ihre Kinder schlagen, NZZ 21.10.2022). Ciò nonostante il Tribunale federale ha mancato più occasioni per dire a chiare lettere che qualsiasi tipo di violenza non dovrebbe avere nessuno spazio (anche) in famiglia. Nella DTF 129 IV 216 ha lasciato infatti ancora aperta la possibilità di una per me incomprensibile scriminante extralegale fondata su un altrettanto incomprensibile «eventuale diritto di correzione», se la punizione corporale non oltrepassa un certo grado (critica anche Barbara Loppacher, Erziehung und Strafrecht, Zurigo/Basilea/Ginevra 2011, pag. 36–40). Così facendo ha messo in ombra il fatto che in base all’art. 19 della Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia, ogni bambino ha il diritto di essere protetto dalla violenza e omesso di considerare che nessuno studio scientifico serio ha mai dimostrato che le punizioni corporali che non «oltrepassano un certo grado» possano essere educative. Anzi: è vero il contrario. Non si vede quindi perché un adulto che dà una sberla ad un altro adulto, perché quest’ultimo è stato maleducato, venga giustamente punito, mentre un genitore che fa lo stesso con la propria figlia o il proprio figlio possa invocare una scriminante (consuetudinaria?) priva di qualsiasi fondamento pedagogico serio. Vista la passività della giurisprudenza in ambito penale, ben venga dunque la recente approvazione della Mozione Bulliard 19.4632 «Sancire nel Codice civile l’educazione non violenta», sperando che questo smuova non solo i civilisti ma anche i penalisti, perché è ovvio che l’introduzione di una norma di questo tipo a livello di diritto civile si rifletterebbe anche in ambito penale e che sarebbe poi impossibile per il Tribunale federale ancora parlare di «un eventuale diritto di correzione». Come giustamente sottolinea Protezione dell’infanzia Svizzera «il diritto a un’educazione non violenta fornirebbe ai genitori una chiara linea guida. Inoltre, se la sua introduzione venisse accompagnata da adeguate campagne informative, potrebbe dispiegare un potente effetto preventivo.» E da penalista aggiungerei anche che spezzerebbe il ciclo della violenza che purtroppo continuiamo a constatare nelle aule di tribunale, dove si scopre come tanti adulti violenti sono spesso stati a suo tempo bambini vittime di violenza (v. già Alice Miller, Am Anfang war Erziehung, Francoforte s.M. 1983).

Roy Garré

Ein aussergesetzlicher Rechtfertigungsgrund ohne Grund

Liebe Leserinnen und Leser

Gemäss einer Studie der Universität Freiburg im Auftrag der Stiftung Kinderschutz Schweiz gehört physische und psychische Gewalt in vielen Familien nach wie vor zum Alltag. Fast 40 Prozent der Eltern haben bereits körperliche Züchtigung gegen ihr Kind angewendet. Fast ein Sechstel der Eltern wendet auch regelmässig psychische Gewalt an. Die Anwendung von Gewalt in der Kindererziehung kann sowohl physisch als auch psychisch verheerende Auswirkungen haben (vgl. auch Eveline Geiser, Wenn Eltern ihre Kinder schlagen, NZZ 21.10.2022). Trotzdem hat das Bundesgericht jede Gelegenheit verpasst, unmissverständlich klarzustellen, dass jede Form von Gewalt (auch) in der Familie keinen Platz haben darf. Im BGE 129 IV 216 liess es die Möglichkeit eines für mich unverständlichen aussergesetzlichen Rechtfertigungsgrunds noch offen, der sich auf ein nicht minder unverständliches «allfälliges Züchtigungsrecht» stützt, wenn die Gewaltanwendung ein bestimmtes Mass nicht überschreitet (kritisch auch Barbara Loppacher, Erziehung und Strafrecht, Zürich/Basel/Genf 2011, S. 36–40). Dabei hat es nicht nur ausser Acht gelassen, dass jedes Kind nach Art. 19 UN-Kinderrechtskonvention das Recht hat, vor Gewalt geschützt zu werden, sondern auch dass keine seriöse wissenschaftliche Studie jemals gezeigt hat, dass körperliche Züchtigung, die «ein bestimmtes Mass nicht überschreitet», erzieherisch sinnvoll sein kann. Im Gegenteil. Es ist daher nicht einzusehen, warum ein Erwachsener, der einen anderen Erwachsenen ohrfeigt, weil dieser z.B. unhöflich war, zu Recht bestraft wird, während ein Elternteil, der seinem Kind dasselbe antut, sich auf einen (gewohnheitsrechtlichen?) Rechtfertigungsgrund sollte berufen können, der keine ernsthafte pädagogische Grundlage hat. In Anbetracht der Passivität der strafrechtlichen Rechtsprechung ist die jüngste Annahme der Bulliard-Motion 19.4632 «Gewaltfreie Erziehung im ZGB verankern» daher zu begrüssen, in der Hoffnung, dass dies nicht nur die Zivilisten, sondern auch die Strafrechtler bewegt, liegt es doch auf der Hand, dass sich die Einführung einer solchen zivilrechtlichen Regel auch im Bereich des Strafrechts niederschlagen würde und dass es dann für das Bundesgericht unmöglich wäre, noch von einem «allfälligen Züchtigungsrecht» zu sprechen. Wie Kinderschutz Schweiz zu Recht feststellt, «[würde] für Eltern […] das Recht auf gewaltfreie Erziehung als klare Leitlinie dienen. Würde dazu dessen Einführung mit entsprechenden Informationskampagnen begleitet, könnte es eine starke präventive Wirkung entfalten.» Und als Strafrechtler füge ich hinzu, dass dies den Teufelskreis der Gewalt durchbrechen würde, mit dem wir leider immer wieder konfrontiert sind, wenn wir in den Gerichtssälen feststellen, wie viele gewalttätige Erwachsene in ihrer Kindheit ebenfalls Gewaltopfer waren (immer lesenswert dazu Alice Miller, Am Anfang war Erziehung, Frankfurt a.M.1983).